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domenica 4 novembre 2012

Tra immagini e parole: la mia Cina.


Cercherò di raccontare questa fantastica esperienza tramite le mie due più grandi passioni: la fotografia e la scrittura!
Spero di riuscire a farvi viaggiare un po' attraverso le immagini e le parole!





Una delle "arti" cinesi che rimane ancora intatta nel bel mezzo di una città piena di  voglia di svilupparsi e stare al passo con la tecnologia e il mondo Occidentale è lo "Street food". Al mattino presto arrivano col loro carretto, sistemano un tavolo sul marciapiede e cominciano a cucinare. Certo non è quel che si dice pulito, ma ha tutta una sua magia e spesso, mentre aspetto il pullman per la scuola, mi incanto ad osservare tutti i preparativi, la gente che arriva, si siede su minuscole sedie al bordo della strada e mangia.

Sui bordi delle strade è pieno di meccanici "On the road" per così dire. Hanno anche loro dei carretti pieni di attrezzi  e li si vede lavorare fin dalla mattina. All'ora di pranzo però si rilassano anche loro e, su un'asse di legno che mettono sui loro carretti, a coprire gli attrezzi, stendono una tovaglietta colorata e cominciato a giocare a quelli che noi chiamiamo gli "schacchi cinesi". Chissà che non imparerò anch'io a giocarci? Ma si vede giocare solo gente anziana, i giovani preferiscono piantare fiori in fattorie virtuali davanti a un computer.


Ecco che un'ordinata classe cinese marcia sotto gli occhi vigili della professoressa e al ritmo scandito dal militare: "Yi er Yi": "Un due un".
Per cosa si addestrino non si capisce molto bene. Non si tratta di duri esercizi fisici o prove di coraggio: gli alunni semplicemente marciano tutta la giornata.
Scatto una foto e subito un militare corre verso di me, con l'aria severa mi chiede "gentilmente" di cancellare la foto.
Chiedo "Wo bu keyi ma?" (non posso?).
Mi risponde di no. Allora gli faccio vedere che cancello la foto, ma fortunatamente ne avevo scattate altre prima di essere vista.


Operai a riposo nel bel mezzo di una montagna ospitante un tempio buddhista. A cosa lavorano? A strutture per i turisti, come la seggiovia che si vede nello sfondo. Per arrivare tranquilli e senza fatica in cima alla montagna. Io ho preferito arrivarci a piedi. Un tempio così bello ma reso così accessibile perde la sua magia e la sua religiosità e tutto ciò che puoi fare è immaginarti antichi monaci buddhisti arrivare con fatica fino alla montagna tutto per accendere un incenso e pregare il proprio dio. Anch'io l'ho fatto: ho acceso tre stecche di incenso per il dio della letteratura.


Sempre all'interno del tempio buddhista trovo una casetta in pieno stile cinese sbarrata. Le finestre sono tutte uscurate con dei giornali ma in un angolo un dei giornali ha ceduto e riesco a guardare dentro, attraverso la polvere. Una gigantografia di Mao occupa tutta la parete di fronte all'entrata. Più tardi in una bancherella, sempre all'interno del tempio, trovo alcuni ciondoli in vendita raffiguranti Mao. Possibile che il mito regga ancora?

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